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Barrier (Synergy fork): mouse e tastiera condivisa

Mettiamo il caso che nella scrivania abbiate necessità di mettere due PC, oppure un MacBook e un PC. Per certo sorge una scocciatura, ovvero quella di trovarsi due tastiere e due mouse, se poi i dispositivi sono pure wireless la confusione diventa ancora più evidente.

La soluzione storicamente si chiama Synergy, al tempo era uno software open-source e gratuito, poi anni fa il gestore, visti i risultati, ha preso la strada per un prodotto commerciale. Esiste quindi come prodotto acquistabile, purtroppo non esiste una demo, nella pagina si fa cenno ad un rimborso entro 30 giorni se non soddisfatti. Una soluzione a mio avviso poco elegante… ma così è. Sono andato a ritroso nel tempo in GitHub e ho scoperto che Synergy open source esiste ancora, anche se sostanzialmente non più utilizzabile. Tuttavia, da quel punto sono nati altri progetti Open Source.

Barrier è uno di questi e serve sostanzialmente a condividere la tastiera e il mouse fisica su computer diversi, anche su sottoreti diverse.

Non solo i computer possono essere diversi fisicamente, ma possono essere diversi anche i sistemi operativi impiegati. Nel mio caso volevo condividere il classico Windows 10 con una installazione desktop di XUbuntu 22.04. Nota: ho testato e funziona anche con Windows 11.

Se andiamo sul progetto GitHub di Barrier vediamo che almeno per le ultime versioni, ovvero la 2.4.0 nel momento in cui scrivo questo articolo, è presente solo il binario per Windows e per macOS. Tuttavia, in Ubuntu Barrier è presente nel repository principale, per cui non è necessario dichiarare nessun canale APT.

Come possiamo vedere alla pagina del package di Ubuntu possiamo procedere con il classico

Bash
sudo apt instal barrier

Mentre per Windows, utilizzando il binario scaricabile dalla sezione release della pagina di GitHub, basta installarlo. Si tratta di un programma con il classico installer.

A questo punto serve decidere quale macchina sia il server, ovvero la macchina che andrà a pilotare in via principale mouse e tastiera, tipicamente la macchina dove questi dispositivi sono fisicamente collegati, e il client ovvero colui che andrà a ricevere gli input.

Per entrambe si può usare il nome del computer, o crearne uno apposito che Barrer nella versione italiana chiama “Nome dello schermo“. Premendo “Configura il server“, potremo aggiungere, trascinandolo dal lato destro lo schermo del client la nostra macchina. Qui andremo a posizionare il monitor da controllare, rispetto al quale poi il mouse si attiverà quando verrà raggiunto il “confine” dello schemo. Cioè se il server è a destra e il client a Sinistra, andremo a posizionare i due oggetti come fosse una rappresentazione della controparte reale.

Nel client, una volta installato il software, andiamo ad effettuare l’impostazione inversa, ovvero mettiamo il flag su “Client” e diamo l’indirizzo IP del server.

Nelle impostazioni (menu a tendina, sotto Barrier  – Impostazioni o Change Settngs) potremo impostare l’avvio di Barrier quando il computer parte, nascondendolo se voelete.

Nelle prime fasi è probabile che qualcosa non vada, in questo caso vi consiglio di spuntare il “registro degli eventi” nelle impostazioni, al fine di vedere cosa ci dice il programma e quali problematiche sta riscontrando.

Conclusioni

Lo sto utilizzando oramai da mesi e funziona perfettamente, al mattino accendo i due pc e istantaneamente quando entro nel server posso interagire con la Ubuntu. Oltretutto i monitor sono pure differenti come modello e risoluzione, ma nonostante questo il punto di passaggio è parecchio preciso per cui si riesce ad andare da una parte all’altra come se avessimo due monitor affiancati nella stessa macchina. Inizialmente mi aspettavo una esperienza d’uso decisamente lacunosa, ed invece riscontro che il software funziona molto bene tanto da aver accantonato l’idea di acquistare il prodotto commerciale, che va detto ha molte funzioni in più per esigenze magari ben più articolate della mia.

L’esempio che riporto è di due computer, ma in realtà non esiste una limitazione per ulteriori macchine. Mi aspetto però che la macchina che funge da server sia decisamente più caricata. In questo senso il vero limite sono le prestazioni (cioè l’hardware) delle macchine utilizzate.

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