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Licenza React, giorni bui per l’open source.

Attenzione, l’articolo è stato aggiornato nella parte finale in quanto ci sono state delle novità.

Facebook non fa una gran bella figura, ma probabilmente non ne saranno neanche tanto interessati. Tutto succede con il software React.js, una libreria software che come si può intuire dal nome, è basata su Javascript. Detto in parole povere questo software permette di modificare i contenuti di web-application senza dover ricaricare il contenuto. Il suo intento ed utilizzo è quindi focalizzato sulle user interface e non sul backend dove demanda tale compito ad altre librerie o framework del medesimo linguaggio (Angular.js – node.js). E’ quindi parecchio adatto ad uno sviluppo di interfacce in modo trasversale di applicazioni mobile e web.

Inizialmente tale libreria esce con la licenza Apache 2.0, per essere modificata un anno dopo (2014) in Licenza BSD affiancata da una serie di licenze proprietarie (Facebook BSD + Patent). In sostanza un minestrone tra open e closed source. Questa cosa ovviamente non è passata inosservata e dopo un lungo dibattito e studio alcuni avvocati e blogger sentenziano che questa licenza non può essere utilizzata in progetti Open Source. A Luglio 2017 si fa avanti la Apache Foundation che sancisce l’incompatibilità con la propria licenza dichiarando illegale “il minestrone” e chiedendone la revisione. Un mese dopo Facebook, ignorando le moltissime richieste di rientrare nell’alveo Open, chiude le porte ad Apache ribadendo l’utilizzo di quella che loro chiamano Facebook BSD + Patent, o per brevità React License.

Da qui il monito dal mondo mondo Open a non utilizzare la libreria di cui sopra, poiché secondo varie “eminenze” chi facesse uso di tale software, che va precisato essere solo una parte nella costruzione di un programma/app, si potrebbe trovare nella situazione paradossale in cui Facebook sia in grado di pretenderne la proprietà per INTERO. Da precisare che non è ancora avvenuto nulla di tutto ciò, e siamo ancora nel campo delle ipotesi giudiziarie.

Il mondo Open ovviamente deve riadattarsi. Una significativa nota è del creatore di WordPress, dove proprio React è stato utilizzato nella costruzione delle interfacce di WordPress.com. Matt dichiarare pubblicamente che dovranno utilizzare qualcos’altro. E questo è un danno non indifferente, poiché tutto il lavoro svolto va alle ortiche e porterà ritardi ai propri piani.

Sul pratico la questione è semplice. Se utilizzo tale libreria e la mia app diventa molto famosa (quindi profittevole) a quali rischi vado incontro? In questo caso il colosso americano potrebbe venire a chiedere dazio, una spada di Damocle quanto meno fastidiosa. Se poi si arriva ad andare in tribunale le cose si complicano, visto che in materia non esistono molti precedenti. Insomma se il Patron di WordPress (con fior di avvocati al seguito) si scomoda per la questione, è chiaro che indirettamente sia considerabile come un monito per tutti gli altri.

Aggiornamento di Domenica 24 settembre. Come riportato da un post di Mullenweg, Facebook ci ha ripensato. Probabilmente presi in contropiede dalla reazione della open source community, e dallo stesso Matt, rilasceranno la futura versione di React 16 con licenza MIT. Non solo, ci saranno anche altri progetti in capo al gigante social, che subiranno la stessa modifica di licenza. Tutto bene quindi? quasi perché si potrà utilizzare React, ma la cosa sicuramente non è indolore. Lo stesso Matt lascia trasparire nelle righe del suo post che non è un bene utilizzare in progetti di un certo valore, software di proprietà di Corporation per poi non trovarsi in situazioni spiacevoli. Ovviamente si rifà alla questione, tutti questi cambi di idea dovuti poi al clamore. Come dire, non è detto che appena si placano le acque non ci riprovino.

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