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Spazio web: Vps o Shared Hosting?

Molti lo chiamano “Spazio web” il complesso di tecnologie che permettono di far funzionare un sito web, ovvero un web server, generalmente Apache2, un linguaggio di script che permetta la gestione dinamica dei contenuti, di solito PHP, e un database, di solito MariaDB, al secolo MySQL dove immagazzinare le informazioni. Tutta questa roba qui gira su uno o più server, ovvero un computer con determinate caratteristiche che permettono di stare acceso 24 ore al giorno, sempre connesso ad internet con una discreta banda passante in ingresso e uscita.

Quindi il mercato offre generalmente tre opzioni, lo shared hosting, il Virtual Private Server e il Server Dedicato. Tralasciamo l’ultimo perché oltre ad essere quello più performante e potente (e costoso), oggi come oggi non vi servirà a meno che non siete una multinazionale con milioni di accessi contemporanei, oppure state utilizzando un database con milioni di query.

Delle restanti la VPS è quella più recente, perché si tratta di fatto di un server virtualizzato (di solito vmware o openstack) e nell’utilizzo sistemistico è identico ad un server dedicato, quindi molto duttile nelle possibilità gestionali. Inizialmente questo tipo di offerta aveva un costo più vicino ai server dedicati, ma da qualche anno la situazione è cambiata andando ad insidiare i shared hosting.

L’hosting condiviso (shared) è di fatto un server con cui attraverso alcuni pannelli, di solito cPanel o Plesk, viene offerta una porzione di Apache2/PHP/MySQL, questa porzione appunto è condivisa con moltissime altre utenze. In genere si parla intorno al migliaio per quelli economici, intorno alle 100-150 per quelle più costose.

A riprova che che le VPS e Shared si sono molto avvicinati, è che spesso prendono dalle controparti alcune tecnologie, ad esempio i pannelli cPanel o Plesk si possono acquistare anche sulle VPS; Oggi sempre più shared sono in realtà delle macchine virtuali e alcuni spazi shared sono intercambiabili tra i server.

Nonostante questo permangono delle differenze piuttosto sostanziali. Vediamo alcuni punti.

Solitamente l’hosting condiviso è molto performante all’inizio quando acquistiamo il pacchetto, per poi andare a rallentare nel tempo. Questo è spiegato dal fatto che inizialmente è possibile poter capitare su un server nuovo, quindi parecchio scarico. Man mano che verrà popolato la situazione andrà a deteriorarsi. Una VPS invece è una condivisione di risorse che può anche essere fatta in overbooking, ma di fatto le risorse offerte (CPU / RAM e Disco) sono reali. Nel caso di un server troppo carico i sistemi di virtualizzazione sposteranno la nostra “bolla virtuale” presso un sistema meno scarico. Questo tipo di tattica è offerta anche nelle shared hosting più costose.

Gli hosting condivisi permettono di non gravarsi della parte sistemistica, ovvero installazione delle patch di sicurezza, mantenimento del server, condizione richiesta ad esempio nelle VPS. Però i pannelli citati in precedenza di fatto sono talmente vincolanti che spesso gli Hosting Provider tendono a non fare aggiornamenti frequenti; in taluni casi a non farli proprio. Di fatto chi acquista si deve fidare del proprio fornitore e non avrà voce in capitolo sulla scelta di effettuare un aggiornamento o meno. Al di là della componente sicurezza, senz’altro importantissima, le patch spesso risolvono problemi proprio allo strato di applicativi che magari andiamo ad utilizzare. Su una VPS abbiamo questo tipo di controllo decisionale.

I pannelli sono diventati nel tempo dei veri sistemi complessi, che permettono a chiunque di effettuare operazioni complesse con pochi click, come ad esempio installare WordPress o un sistema di  E-commerce, tuttavia le possibilità sono tali se sono previste dal pannello stesso. Qualsiasi altra esigenza al di fuori di quelle, seppur ampie, previste non sono praticabili poiché inficerebbero il funzionamento del pannello medesimo. Una VPS invece, non avendo generalmente i pannelli, permette qualsiasi tipo di implementazione personalizzata, come ad esempio particolari librerie software.

Le tipologie di accesso amministrativo degli hosting condivisi sono abbastanza limitate, anche se l’accesso SSH è sempre più presente. Nonostante quest’ultimo protocollo sia disponibile, spesso però la limitazione è data dal fatto che non possiamo fare molto, ad esempio sono inibiti moltissimi comandi come il riavvio del webserver o del database, non si possono caricare o scaricare moduli di Apache2 o PHP. Una VPS invece è un server vero e proprio a livello di sistema operativo, per cui possiamo operare al massimo delle nostre conoscenze informatiche.

Con una VPS possiamo concederci il lusso di avere un sito di produzione e uno di sviluppo. Con le shared che permettono il multi-hosting è possibile, ma le limitazioni dei punti precedenti di fatto tendono ad invalidare l’efficacia di questa tecnica. Ad esempio sperimentare una nuova tecnologia che richiede nel 99% dei casi l’installazione di qualche software.

In caso di guasto con le shared non si può fare granché, se non segnalare il problema ed attendere che venga risolto. Con le VPS nella buona parte dei casi possiamo intervenire direttamente, perché in genere i guasti sono a livello interno del sistema operativo. Ovviamente per guasti relativi alla parte di virtualizzazione siamo nella medesima situazione degli spazi condivisi.

Conclusioni.

E’ chiaro che tra un hosting condiviso e una VPS vi consiglio quest’ultima. Ovviamente sono richieste delle conoscenze sistemistiche per la sua gestione, ma i vantaggi sul medio-lungo termine sono decisamente elevati. Avere un sito dove si può gestire la risorsa nel dettaglio e intervenire per ottenere sempre velocità e funzionalità vi farà guadagnare visite e clienti. Un sito che funzionerà male per problemi non imputabili direttamente a voi, con visibilità che va e viene perché avete superato le risorse a disposizione, o perché alcuni script non vengono gestiti correttamente, non è un biglietto da visita decoroso, e le visite caleranno in modo drastico.

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