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Things: ecosistema, ma ci conviene?

La sfida di questo decennio per le grosse società è quella di crearsi un ecosistema. Lo vediamo molto chiaramente con Microsoft, un Windows trasversale che si adatta dal pc al tablet allo smartphone. Apple poi è regina in questo, la versione di MacOS Sierra (per citare un esempio tra i tanti) avrà lo sblocco automatico con la semplice vicinanza del telefonino, ovviamente se questo è un iphone, altrimenti ciccia.

Anche Linux nel suo piccolo sta seguendo questa strada. Canonical si sta spendendo non poco per il suo Ubuntu Phone e Tablet. Nel futuro il desktop si staccherà da Xorg per approdare a Mir, sempre che i produttori delle schede video diano un supporto in termini di driver. La motivazione è appunto la convergenza, infatti Mir sarà la base fondante per la prossima generazione di Unity, il desktop di Ubuntu, che potrà girare come Windows 10 in modo trasversale dai PC ai dispositivi mobile.

Lo scopo di tutto ciò è intuibile. Se da una parte si vuole fidelizzare l’utente ad un “family feeling” che gli permetta di non dover imparare cose e/o posizionamenti degli oggetti diversi, ma un concetto solo che si estende a molti dispositivi, dall’altro si cerca di  “ingabbiare” l’utente e le sue scelte comprando prodotti che facciano parte della famiglia. Tutto sarà integrato, si impara una procedura di lavoro che dovrà (o dovrebbe) essere uguale dal pc al telefonino e molte funzioni subdole, di cui si potrebbe anche fare a meno, saranno esclusive solo se si disporrà dei prodotti complementari.

Dal punto di vista dell’utente si traduce in vantaggi e svantaggi. La fidelizzazione spesso funziona come una sorta di religione, fatta una scelta non devo più preoccuparmi, dall’altro per chi invece è più libero o magari anche meno informato, ci saranno delle limitazioni. Se ho il portatile di A e il telefonino di B, rischio di non poter sfruttare a pieno quello che ho comprato. Il rischio è che si formino delle contrapposizione di mercato formate a blocchi. E’ presumibile che il grosso della torta se lo dividano in due, gli altri faranno da comprimari sempre che non vengano assorbiti.

Ubuntu potrebbe differenziarsi un po’ in questa “guerra”. E’ quasi certo che punti ad un sistema dove il telefonino è anche il pc. Ovvero con una dock o un semplice cavo, attaccato ad un monitor e con tastiera e mouse bluetooth che “liberano” il desktop. Dal punto di vista tecnico non dovremmo essere molto distanti, infatti mettere 256 GB su uno smartphone non è utopia, e le CPU / RAM stanno velocemente colmando il gap con i desktop e portatili di fascia bassa. Chiaramente per chi fa uso di software professionale dove sono richieste ben altre capacità siamo distanti almeno un decennio.

Tornando a noi poveri utenti ci ritroveremo spesso a dover fare scelte che sono ben più di acquistare il telefonino X, ma si dovrà mettere in piedi le considerazioni accessorie, se non peggio che le limitazioni di un prodotto non conforme all’ecosistema siano pesanti. Già oggi abbiamo delle ottime preview. L’Apple Watch inizialmente era abbastanza inutile se non si possedeva un Iphone. Un esempio che certo è limitato nel tempo, ma un altro che invece la limitazione è persistente sono le app di Google che non sono disponibili in Windows Phone. Chi fa un uso abbastanza completo di prodotti di big G si troverà parecchio in difficoltà e probabilmente all’acquisto successivo penserà ad un Android.

Tutto ciò conviene a noi utenti finali? Diventeremo come i paninari / dark degli anni 80? conformati nel modo di vestire e un po’ plagiati nel modo di pensare? Personalmente penso che poi i corsi e ricorsi storici si faranno sentire. Un esempio pratico viene dal passato. Si è partiti con i sistemi integrati, il Commodore che aveva la tastiera e tutto il resto sotto di essa, e così anche i primissimi Personal Computer, per poi passare rapidamente ai PC assemblati dove si poteva scegliere ogni componente interno. Con la predominanza dei portatili si sta ritornando, anzi si è ritornati, alla situazione iniziale. Persino i telefonini potrebbero subire sorti simili, hanno già fatto capolino delle soluzioni “assemblabili”. Anche lato software si avverte lo stesso effetto ciclico. Apple inizialmente con il suo MacOS andava forte, poi ha subito una crisi proprio nel periodo in cui la libertà di scelta dell’hardware e del software era predominante, oggi con i portatili invece stanno vendendo parecchio, tanto da essere gli unici a non aver subito segno negativo nell’andamento delle vendite di quel settore. Insomma, aspettiamoci di doverci subire la moda dell’ecosistema come una sorta di uniforme, poi passerà e si tornerà alla massima libertà, anche essa con i suoi pro e contro.

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